Ogni pagina su Internet emette CO2

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I.

Questo articolo fu inizialmente pubblicato a dicembre 2018. All’epoca aveva fatto scuola la versione “solar” del sito di Low Tech Magazine1 ma in seguito si sono interessate all’argomento più realtà. A partire da websitecarbon.com 2 – pubblicato anch’esso a fine 2018 e citato, fra gli altri, da Danny van Kooten in un post di inizio 2020 3 sui suoi diffusi plugin per Wordpress – e da Kinsta, che pubblica un articolo sulle emissioni dei siti web a gennaio 2021. 4

Si prenda però un caso che ha sollevato un certo clamore mediatico. L’8 febbraio 2021 viene aggiornato il sito di Formafantasma, 5 studio di design di un duo italiano con base ad Amsterdam. La notizia, ribattuta da Dezeen 6 e poi da Artribune 7 fra gli altri, ripete il vanto scritto sul sito stesso: “progettato per minimizzare il consumo energetico e le emissioni di CO2 risultanti dalla navigazione di Internet”. 8

“L’interfaccia – continua la presentazione – usa font di sistema (Arial e Times New Roman) per evitare richieste HTTP non necessarie, ed è disponibile in modalità scura, seguendo la preferenza dei colori del sistema operativo, riducendo quindi la luminosità dello schermo e il consumo di energia, specialmente sui telefoni cellulari dove gli schermi OLED sono più comuni”.

Sorvolando sulla complessità della questione del consumo energetico su schermi OLED, e sull’intervento di fattori come le impostazioni di luminosità e gli stessi valori RGB, 9 è difficile pensare che un utente possa trascorrere così tanto tempo sul sito di Formafantasma da averne un ritorno positivo quantificabile in termini di batteria. 

Mettendo da parte anche l’uso di font di sistema, tematica già affrontata in Nulla di speciale, l’aspetto rilevante qui è l’affermazione sulla riduzione di richieste HTTP perché, come molti scrivono anche nei commenti all’articolo su Dezeen, 10 il sito di Formafantasma non la rispetta.

L’homepage effettua 11 richieste: oltre alla pagina HTML, anche due CSS, un’icona svg (che a causa di un bug viene costantemente richiesta ogni volta che si raggiunge il fondo della pagina), e sette file JavaScript, compreso jQuery che da solo ammonta a 33kB. Se non avete un blocco del tracking, inoltre, la pagina scarica Gtag che, oltre a vendere i vostri dati di navigazione a Google, prende da solo oltre 100kB: in pratica il doppio del sito stesso. E l’homepage non contiene immagini di lavori: infatti la pagina “works” va molto peggio, con un totale di 124 richieste HTTP e 9MB trasferiti. Si noti che, poiché il download delle immagini è basato sulla posizione di scroll e non sull’effettiva apertura di un progetto, è sufficiente scorrere fino in fondo alla pagina per raggiungere i 9MB, senza aver visto una singola immagine.

Al contrario, la homepage di Build in Amsterdam 11 (scelta a caso fra i concittadini di Formafantasma), che non vanta alcun idealismo ecologista e anzi quasi fa dello sfarzo di effetti la sua bandiera, effettua un totale di 28 richieste HTTP per 5MB trasferiti. 

Altro caso analogo è Organicbasic 12, che scrive con fierezza di essere un “low-impact website”, con una pagina interamente dedicata a dimostrare quanto il loro impegno è concreto e sincero. Peccato che sia un sito basato su Nuxt.js, un framework da centinaia di megabyte di JavaScript lato server, con 1MB di file trasferiti solo per il manifesto in cui si specifica quando sia importante caricare solo le risorse “cruciali” (ogni punto è giustamente accompagnato da una “cruciale” icona svg).

Addirittura l’articolo di Kinsta sopracitato 13 pesa 6,6MB con oltre 100 richieste. Peraltro in riferimento a un precedente articolo sull’accessibilità dei siti Internet, nessuno di quelli qua analizzati passa i test WCAG. Si lasciano al lettore le relative conclusioni.

inquinamento internet
II.

“Please consider the environment before printing this email” è un invito che si usava trovare scritto in verde al fondo dei messaggi di posta elettronica. Esiste in varie forme, ma molte hanno origine da thinkbeforeprinting.org, 14 un sito del 2009. “Non vogliamo che le persone smettano di stampare” – scrive Ink Factory, l’azienda che vende cartucce per stampanti e che ha promosso questa campagna. “Pensiamo solamente che a volte sia necessario ricordare che sprecare carta, inchiostro e toner non abbia molto senso a livello economico o ambientale”.

Un messaggio innocuo, come molti altri che svalutano l’esistenza di documenti cartacei in favore di operazioni totalmente digitali. “Save paper – save trees”, tuttavia Internet ha un impatto energetico non indifferente.

Internet emette CO2, e non poca. Tenere i dati sui server, elaborarli, rispondere alle richieste degli utenti, le infrastrutture necessarie per trasferire i dati, antenne, ripetitori, router, amplificatori di segnale, CDN, 15 modem, fino all’energia usata dal device finale per visualizzare una pagina. Non solo, c’è anche il costo dell’attrezzatura stessa, e del suo continuo rinnovo per inseguire l’avanzamento tecnologico incoraggiato da una maggiore volontà di eseguire operazioni nel mondo digitale.

Insomma, trasferire 1GB di dati su Internet risulta in un’emissione di anidride carbonica fra 2 e 3 chilogrammi, secondo stime di Emerge 16 ed Energuide. 17 Anche se le stime fossero più basse, intorno ai 29 grammi per ogni GB,  18 con la quantità di exabyte (1 milione di GB) di dati che ogni giorno vengono creati, in prospettiva il risultato dovrebbe come minimo allarmare l’opinione pubblica tanto quanto la necessità di ridurre i consumi delle automobili.

Invece basterebbe ricordare alle persone di non stampare le email, no? La firma citata in precedenza, come proposta sotto forma di immagine gif dal testo verde, pesa circa 3kB. Ci vorrebbero 300.000 email per arrivare a 1GB e, quindi, alla risultante stima di CO2 emessa: decisamente irrilevante se non fosse che ogni giorno vengono inviate oltre 281 miliardi di email. 19 Se ognuna contenesse quell’innocuo messaggio ambientalista in forma di immagine ne deriverebbero 800.000GB, da trasferire fino a due volte (una per l’invio, una per la lettura) – per un minimo di 23 tonnellate di CO2. A differenza di una email che finisce nel cestino, almeno la carta si può riciclare.

consumo energia email
III.

“Greenwashing”, ecologismo di facciata. Affermazioni che non trovano riscontro nella realtà della programmazione, una realtà che in fondo l’utente medio non è in grado di misurare. E benché sia vero che non usare un’automobile sia sempre meglio che possedere una nuova automobile ecologica, se proprio questo o altri siti devono esistere sarebbe come minimo opportuno chiedersi se quanto si predica abbia un riscontro nelle proprie azioni. 

La prima versione di questa pagina effettuava 10 richieste HTTP per un totale di 128kB trasferiti; la recente riscrittura del sito ha portato questo articolo a totalizzare 4 richieste per 40kB trasferiti, in pratica solo testo e relative illustrazioni. Non vale purtroppo lo stesso per altri siti qui realizzati e pure firmati Norma, ma negli ultimi anni di attività si è sempre prestata attenzione a ridurre considerevolmente il peso delle immagini e dei video e a evitare pesanti librerie JavaScript come jQuery, comprimendo le risorse effettivamente richieste dove possibile.

La realtà dei fatti è però che ogni singola pagina Internet pesa oggi in media 3MB, 20 un numero quasi quadruplicato negli ultimi dieci anni. Senza contare la larga diffusione di servizi web ad alto trasferimento di dati – come film in streaming, videochiamate e videogiochi sul cloud – per quanto riguarda le normali pagine web, abbiamo oggi un contenuto così nettamente migliore rispetto al 2008 da giustificarne l’abuso energetico? 

Il crescente interesse per le pagine complesse con alto contenuto di video e immagini non aiuta, soprattutto contando che Google non penalizza anzi favorisce quelle pagine che contengono video. Razionalizzare l’uso della rete sta innanzitutto ai designer e ai programmatori: allora servirebbe un atto di responsabilità prima di progettare siti web con pesanti foto di sfondo o altre funzioni intense per il processore che non aggiungono contenuto, ancora peggio se lo si fa nel nome di un finto ambientalismo.

Nella consapevolezza che questi esperimenti e queste parole siano totalmente iniqui, se messi in prospettiva con gli aggiornamenti all’app di Facebook che settimanalmente costringono milioni di utenti a scaricare quasi 200MB 21 di update per funzioni non richieste, si crede comunque sensato dimostrare che ogni scelta, anche nella virtualità del digitale, abbia un peso concreto.

emissioni internet
Note
  1. 1

    Kris De Decker: “How to Build a Low-tech Website?”. Low Tech Magazine, settembre 2018. (lowtechmagazine.com)

    ↩︎
  2. 2

    Website Carbon Calculator. “How is your website impacting the planet?” (websitecarbon.com)

    ↩︎
  3. 3

    Danny van Kooten: “CO2 emissions on the web”. Febbraio 2020. (dannyvankooten.com)

    ↩︎
  4. 4

    Tom Greenwood: “Greening the Web: How We Can Create Zero Carbon Websites”. Kinsta Blog, gennaio 2021. (kinsta.com)

    ↩︎
  5. 5

    FormaFantasma. (formafantasma.com)

    ↩︎
  6. 6

    Jane Englefield: “Formafantasma redesigns website to reduce pollution connected to the internet”. Dezeen, febbraio 2021. (dezeen.com)

    ↩︎
  7. 7

    Giulia Mura: “La catastrofe come possibilità. Intervista a Formafantasma su ecologia, design, climate change”. Artribune, febbraio 2021. (artribune.com)

    ↩︎
  8. 8

    FormaFantasma: “Website Project”. (formafantasma.com)

    ↩︎
  9. 9

    Chris Burns: “Google’s big Android battery ‘oops’ and future Dark Modes”. SlashGear, novembre 2018. (slashgear.com)

    ↩︎
  10. 10

    Jane Englefield. Dezeen. Ibid.

    ↩︎
  11. 11

    Build in Amsterdam. (buildinamsterdam.com)

    ↩︎
  12. 12

    Organic Basics: “The Low Impact Website”. (organicbasics.com)

    ↩︎
  13. 13

    Tom Greenwood. Ibid.

    ↩︎
  14. 14

    Think Before Printing. (thinkbeforeprinting.org)

    ↩︎
  15. 15

    CDN: Content Delivery Network. Vedi Wikipedia. (wikipedia.com)

    ↩︎
  16. 16

    Julian Pscheid: “Does Irresponsible Web Development Contribute to Global Warming?”. Emerge, aggiornato a giugno 2020. (emergeinteractive.com)

    ↩︎
  17. 17

    “Do I emit CO2 when I surf the internet?”. Energuide, aggiornato a gennaio 2021. (energuide.be)

    ↩︎
  18. 18

    George Kamiya: “The carbon footprint of streaming video: fact-checking the headlines”. IEA, dicembre 2020. (iea.org)

    ↩︎
  19. 19

    Heinz Tschabitscher: “How Many People Use Email Worldwide?”. Lifewire, aggiornato a giugno 2019. (lifewire.com)

    ↩︎
  20. 20

    “The average web page is 3MB. How much should we care?”. SpeedCurve, agosto 2017. (speedcurve.com)

    ↩︎
  21. 21

    u/dom_pom: “Facebook App is now over 290 MB big according to App Store update window. I remember the time when it was around 100 MB and I don't see any new features giving this significant increase a reason.. but why?”. Reddit, gennaio 2017. (reddit.com)

    ↩︎